Nasco in provincia di Trento dove vivo con la mia famiglia. Giornalista, da vent’anni lavoro tra Trento e Roma, dove coordino uffici stampa di importanti enti pubblici.
Negli anni ’90 eredito la casa di famiglia, Casa Campanelle, una dimora nobiliare del ‘500 che salvo dalla rovina. Dopo anni di restauro conservativo, e di passione, Casa Campanelle diventa uno spazio nel quale collezionare cose Belle, un intreccio di arte, cultura e gusto del buon vivere, dove si respira unicità, qualità, autenticità. Un viaggio attraverso la ricerca del Bello, che ha fatto tappa nei luoghi dell’Arte, intesa in tutte le sue forme ed espressioni della contaminazione tra queste.
“Durante la sua rinascita, Casa Campanelle è cambiata con me, ma sopratutto io sono cambiata in questo spazio che è diventato sempre più mio, arredato a mia immagine e gusto. Le ispirazioni sono nate dalle persone, icone di stile, dai luoghi, territori dotati di genius loci, dagli oggetti, indimenticabili masterpieces; sono nate dal cinema e dal teatro, dalla fotografia, dalla musica e dalla danza, dalla letteratura. Dal design e dall’architettura. Dal gusto, inteso come convivio di sapori ordinari per vivere una quotidianità stra-ordinaria. Le ispirazioni sono nate soprattutto dalla Casa, intesa come spazio privilegiato dove vivere il tempo, dove sviluppare la propria creatività, dove sperimentare emozioni, dove vivere con passione. Una casa predisposta al sogno, all’atmosfera e all’interpretazione. Non importa quali siano le dimensioni o lo stile, ogni dimora con la sua green room (spazio verde), rappresenta il cuore di tutto, rappresenta se stessi e il proprio gusto. Rappresenta il fuoco e l’Amore. La Casa, uno spazio unico, un palcoscenico quotidiano, dove, secondo questo copione, il Bello, interpretato dal signore, e la Passione, interpretata dalla sua signora, sono protagonisti di una storia d’Amore.”
Il Guanto: per Donatella un particolare guanto da moschettiere nella tonalità avorio. Studiato e realizzato appositamente per lei, amazzone e spadaccina dei Tempi Moderni. Tagliato a vivo e cucito rigorosamente a mano nella più rigorosa tradizione partenopea.
UNA FAVOLA DI GUANTI
Sarà perché sono sempre stata una sognatrice e non ho mai smesso di credere ai miei sogni di bambina, ma ho sempre desiderato vivere tra castelli, cavalli e spade che difendono il Bene dal Male.
Il mio Castello l’ho trovato, è senza dubbio Casa Campanelle. Il cavallo pure: la mia bellissima Asmodinia, un Sella Italiano di 17 anni, già ammirata campionessa di salto ostacoli. Per quanto riguarda le spade, non ha potuto rimanere a lungo inascoltata la mia passione per la scherma, nata tra i banchi di scuola, quando mi costruii la mia prima maschera con il setaccio per la farina.
E’ innegabile che i guanti, in quanto “accessorio d’abbigliamento”, siano intimamente legati alle mie passioni, l’equitazione e la scherma, ma sappiano parlare anche della mia immagine, rappresentandone in primis la femminilità, un valore che ogni donna dovrebbe difendere ancor prima di avvalersene.
Inoltre, i guanti hanno per me anche un significato fortemente evocativo, sono il tassello di un’opera d’arte, quella del Fare Ospitalità, arte che io stessa cerco di dedicare a chi sceglie di soggiornare al Casa Campanelle charme&design.
La mia casa è un palcoscenico, dove da sempre amo realizzare con gli arredi e gli oggetti, scenografie sempre nuove, proprio come in un teatro. Dove adoro “recitare” ed essere protagonista. Ad esempio, al Casa Campanelle charme&design, la Prima Colazione è un momento magico e d’atmosfera: viene servita infatti, direttamente nella suite, all’ora precedentemente indicata dagli ospiti, da una cameriera. La cameriera sono io, ovvero, la padrona di casa, e la mia divisa formale ha un significato molto importante: rappresenta l’anello di congiunzione tra i miei Ospiti, la mia Casa e Me stessa. La cameriera rievoca il gusto e l’eleganza di atmosfere lontane ed i fasti di questa grande dimora ormai svaniti nel tempo. Ecco che, infilando un paio di candidi guanti, servo il caffè tra argenteria e porcellana francese: mi piace pensare di poter donare in quel momento unico e sensoriale, un déja-vù, un’esperienza affascinante che fermi il tempo e riporti indietro in una sorta di viaggio nel viaggio, per assaporare ancora di più, il gusto di un nuovo giorno, di una nuova opportunità, di una nuova avventura.
A proposito di Viaggio, immancabili i miei driving gloves quando, con la mia auto, interpreto le curve tra le mie amate montagne e gli Opera in satin, così lunghi e vicini al cuore, da riuscire a sentire, indossandoli lentamente fino in fondo, la sinfonia di un concerto d’archi in giardino, lontano nel tempo.
Magie. E l’incantesimo avviene nell’incontro, nell’esatto momento in cui la mano si unisce alla sua seconda pelle. I guanti parlano così, di immagine ed intimità, di forma e sostanza, di passione ma anche di fermezza e controllo, di rispetto e di “modi”. Quanto sanno raccontare i guanti!
Una storia importante, come una favola che inizia con un “C’era una volta un paio di Duecci Gloves”, pegno d’Amore. E’ impossibile indossarli e non partire con la mente in sella ad Asmodinia, con la mia spada Mag-tech Leon Paul, tra i boschi antistanti Casa Campanelle.
E a pensarci bene, a vederli, a sentirli, questi Duecci Gloves sarebbero perfetti anche per una battuta di caccia con il falcone.
Via, al galoppo!