Nasco nel cuore dell’Aprica per metà valtellinese e per metà milanese.
Dopo gli studi tecnici inerenti l’abbigliamento e la moda, frequento corsi di storia del costume e marketing orientato al mondo della moda, nel prestigioso Istituto Carlo Secoli di Milano, approfondendo il parallelismo tra l’architettura e la moda.
La passione per tutto ciò mi ha portato a disegnare collezioni private e mai mostrate al pubblico ma viste soltanto dalla mia cerchia privata di amicizie più strette che spesso mi ha chiesto di ideare capi in esclusiva.
Numerose sono state le consulenze in ambito moda che ho sempre svolto in un contesto più hobbistico che professionale, ma anche la collaborazione continuativa in diverse boutiques d’alta moda.
Amo profondamente l’arredamento ed ho una passione smodata per i viaggi, nutrimento della mia anima e del mio gusto.
La mia vita personale e professionale ha avuto un preciso cambio di direzione quando ho conosciuto lo chef Domenico Muti ed insieme, nel 2006, abbiamo preso le redini del ristorante Firenze Aprica innovando il modo di fare ristorazione e, soprattutto, mutando radicalmente il concetto di ospitalità.
Amando profondamente l’arredamento, anche il design del locale, e non poteva essere diversamente, ha avuto la sua parte importante, giacché l’ambiente è stato volutamente ristrutturato a mia immagine e somiglianza per garantire ai clienti, amici e non , la più calda ed amorevole accoglienza.
Ho cercato di far convivere il classico concetto di eleganza con inserimenti di elementi, a volte etnici, a volte pop, a volte Art Déco, a volte frutto dei miei viaggi. Cercando sempre il corretto equilibrio in un’evoluzione che necessariamente non aveva e non avrà mai fine.
Non potrei mai immaginarmi in un contesto asociale dato che reputo fondamentale lo scambio di idee con altre menti.
Linfa vitale alla quale mai potrei rinunciare.
Il Guanto:
“Per lei è stato creato uno speciale guanto in nappa dorata che porta il suo nome e che rappresenta la sua innata sofisticazione vocata alla continua ricerca dell’eleganza.”
Inevitabile la sua presenza nella mia vita.
Sia per gli studi che ho fatto sia per il luogo nel quale vivo.
Ma anche nel mio contesto professionale, dato che un tempo, il servizio veniva svolto indossando sempre candidi guanti bianchi.
Una tradizione di delicatezza ormai persa, ahimé.
Certamente è un simbolo di forza, necessaria per espletare al meglio il mio operato.
Non dimenticando, ovviamente, l’espressione di seduzione ed eleganza che, inevitabilmente, questo accessorio porta sempre con sé.
Da ultimo ma non ultimo, il ricordo che mi trasmette rammentando la mia infanzia nella mia amata montagna, un flusso incessante di emozioni da vivere.
Debora